La rivincita dei GDR a turni: il successo inatteso di Clair Obscur e il futuro di Final Fantasy
Quasi come un fulmine a ciel sereno, Clair Obscur Expedition 33 ha infranto le aspettative, superando il milione di copie vendute in soli tre giorni di commercializzazione, e consacrandosi come un successo sorprendente nel panorama videoludico contemporaneo. Sebbene il suo prezzo competitivo e l’entusiasmo unanime della critica internazionale abbiano certamente giocato un ruolo cruciale in questa affermazione, è lecito intravedere una dinamica più profonda all’opera: una latente, ma palpabile, richiesta di giochi di ruolo con combattimenti a turni.
Questo successo inatteso riaccende inevitabilmente i riflettori sulla saga di Final Fantasy, un tempo faro indiscusso del genere a turni, ma che da tempo ha intrapreso un percorso evolutivo verso meccaniche action-RPG, generando una marcata divisione tra i suoi fan di vecchia data.
In questo contesto, le dichiarazioni di Square Enix non hanno certo placato gli animi, con l’azienda che in più occasioni ha espresso la convinzione che il sistema di combattimento classico sia ormai obsoleto e incapace di attrarre il pubblico di massa. Questa è stata, in sostanza, la motivazione principale dietro la scelta di abbandonare i turni in Final Fantasy XVI, con il producer Naoki Yoshida che si è espresso in modo piuttosto diretto:
Amiamo tutti i giochi a turni, ma anche solo immaginare Clive urlare ‘vendetta’ per poi semplicemente rimanere fermo senza far nulla è qualcosa che non crediamo si adatti perfettamente al personaggio nella storia.
Eppure, a quasi due anni di distanza dalla sua uscita, le cifre di vendita definitive di Final Fantasy XVI rimangono avvolte in una nebbia di incertezza, con Square Enix che ha sempre mantenuto un profilo vago sulla questione. La stessa reticenza si è manifestata anche riguardo a Final Fantasy VII Rebirth, un titolo che, pur non essendo considerato un fallimento, ha visto la stessa Square Enix contraddire le proprie precedenti valutazioni nei report finanziari.
È indubbio che la portata produttiva e le aspettative commerciali di un moderno Final Fantasy siano di tutt’altra natura rispetto a quelle di un titolo come Clair Obscur Expedition 33. Tuttavia, proprio l’immediato e inaspettato successo dell’opera di Sandfall Interactive spinge inevitabilmente a una riflessione cruciale: cosa sarebbe accaduto se gli ultimi capitoli principali di Final Fantasy avessero mantenuto una formula di gioco di ruolo a turni?
La narrazione portata avanti da Square Enix negli ultimi anni suggerisce che i combattimenti a turni non abbiano più la forza di lasciare un segno significativo sul mercato, portando l’azienda a non riproporli nei suoi titoli di punta, preferendo un approccio sempre più orientato all’azione, nella convinzione che questo sia ciò che il grande pubblico desidera. Ma la persistente ambiguità sui dati di vendita degli ultimi episodi della serie ammiraglia sembra insinuare che le strategie di Square Enix potrebbero non aver prodotto i risultati sperati. Al contrario, i giochi di ruolo a turni sembrano godere ancora di una vitalità inaspettata, e il successo di Clair Obscur Expedition 33 non è certo un caso isolato.
Basti pensare al fenomeno globale di Baldur’s Gate 3, che ha superato le 15 milioni di copie vendute, consacrandosi come un vero e proprio trionfo videoludico. Ma anche rimanendo all’interno del catalogo di Square Enix, si può citare l’inatteso successo di Dragon Quest III HD-2D Remake, capace di vendere 2 milioni di copie in poche settimane nonostante la sua formula ludica da RPG tradizionale, seppur modernizzata. Come dimenticare poi titoli acclamati come Chained Echoes e Sea of Stars, opere forse più di nicchia ma che hanno saputo conquistare critica e pubblico con la loro formula nostalgica e al contempo innovativa?
Di fronte a questi esempi, tutti più o meno recenti, emerge con forza una constatazione: i giochi di ruolo a turni non sono affatto un genere defunto e, anzi, dimostrano di poter ancora ritagliarsi uno spazio significativo nell’attuale panorama videoludico. Chi può escludere che un eventuale Final Fantasy XVII che decidesse di tornare alle sue radici non possa a sua volta lasciare un segno indelebile, specialmente se realizzato con la cura e la dedizione che i fan della serie ben conoscono?
Il nodo cruciale è che difficilmente Square Enix intraprenderà una strada simile in futuro, preferendo con ogni probabilità continuare sul sentiero già tracciato. Tuttavia, successi come Baldur’s Gate 3, Clair Obscur Expedition 33 e lo stesso Dragon Quest III HD-2D Remake rimangono lì a testimoniare che forse, quel genere tanto amato non è poi così di nicchia come il colosso nipponico sembra credere.
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